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Le recensioni di Bruno Elpis

L'ombra del leone di Steve Berry (Qlibri)

Recensione di Bruno Elpis

Oggi, 25 aprile, oltre che “festa della liberazione” è il giorno dedicatoa San Marco, al quale è intitolata una delle basiliche più famose del mondo: quella che campeggia nell’omonima piazza di Venezia.

Per rimanere in tema, il mio commento di oggi si concentra su “L’ombra del leone” di Steve Berry, autore di romanzi fortunati come “L’ultima cospirazione” e “Le ceneri di Alessandria”.

In questo “fantasy-giallo” storico ritroviamo i protagonisti dei precedenti romanzi: Cotton Malone, professione libraio, e Cassiopea Vitt, entrambi anche agenti più o meno segreti al servizio dell’occidente e degli Stati Uniti, che da sempre si autoproclamano … “depositari dell’ordine del mondo”.

I due eroi sono questa volta impegnati a risolvere l’enigma di Tolomeo, un indovinello assai articolato dietro al quale si cela il segreto del luogo della tomba di Alessandro Magno, il grande condottiero macedone che morì in giovane età lasciando un impero che – conquista dopo conquista – si estese dal Mediterraneo sino all’India, per concretizzare il sogno ellenistico della fusione delle culture.

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30 KG di Simona Bravo (Io scrittore)

La recensione del libro è di Bruno ElpisParlo per chi si immedesima troppo in quel che legge: una lettura troppo partecipe, in certi casi, implica una sofferenza anche fisica. Ma sono soprattutto il disagio, il senso di impotenza e – a volte – l’autentico terrore, le principali sensazioni che si sono impadronite di me quando mi sono immerso nella lettura di quest’opera di Simona Bravo.

Il tema di “30 kg” è quello dell’anoressia, una delle patologie più contemporanee che possano affliggere i nostri giovani: insieme alla bulimia, a parer mio, una delle sindromi che meglio esteriorizza lo sgomento esistenziale, rendendolo appariscente e rappresentandolo in maniera visibile ed evidente agli occhi di tutti. Per il potere fortemente simbolico che questa “malattia” possiede: nel rapporto problematico con il cibo, normalmente fonte di sostentamento, che diviene uno strumento di autodistruzione e di ossessione. Se possibile, ammesso che si possa instaurare una gerarchia nei mali sociali e psicologici del nostro tempo, il “disturbo alimentare” è ancora più devastante, e a volte irreversibile, della tossicodipendenza e dell’alcolismo.

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Lo scurnuso di Benedetta Cibrario (Malgradopoi)

Edito da Feltrinelli, recensione di Bruno Elpis per Malgradopoi.itL’autrice, che con “Rossovermiglio” si è aggiudicata il premio Campiello 2008, torna con un romanzo ambientato a Napoli e dintorni, per celebrare l’amore che i suoi nonni nutrivano nei confronti della loro città e di ogni forma d’arte.

E, per realizzare una vocazione che evidentemente le è stata trasfusa dalla cultura familiare, Benedetta Cibrario sceglie una delle forme artistiche che fanno di Napoli una città unica per tradizione e artigianato: l’arte dei figurari che, creando accademie e statuine del presepe, modella una forma di scultura ancestrale, istintiva e fortemente rappresentativa della vita popolare.

Lo scurnuso è uno storpio, uscito dall’abilità creativa di un trovatello, Sebastiano detto Purtuale, che scolpisce l’espressione di dolente vergogna del proprio padre adottivo, Tommaso Iannacone, colui che l’ha sottratto da un incerto destino per avviarlo all’arte di modellatore.

Sebastiano, come tutti gli artisti, ha un temperamento originale: asociale, scontroso, vive nella totale chiusura psicologica le proprie paure:

Come poteva dirle dei diavoli dalle lingue di fuoco, golosi di carni tenere?” ...

Lo scurnuso di Benedetta Cibrario

Nebbia sull'Arno di Orfeo Paci (Io scrittore)

Recensione del romanzo di Orfeo PaciHo scomposto idealmente questo romanzo di Orfeo Paci in tre parti.

La prima parte realizza quello che spesso è un desiderio che ci blandisce. L’idea di poter tornare indietro nel tempo, riavvolgere le fasi della vita, ritrovarsi in un punto precedente e già vissuto, con la possibilità di cambiare qualcosa. Nelle proprie scelte o nelle proprie opportunità. Questa chance viene misteriosamente offerta a Rodolfo, una sera, mentre sta camminando lungo l’Arno avvolto dalle nebbie. Il protagonista si ritrova sbalzato nel tempo all’anno 1946. Nel proprio paese, a Limito, nella campagna toscana, Rodolfo incontra l’amato padre, intravede la storia d’amore tra il genitore e sua madre, si innamora – ricambiato – di Laura, donna dal passato drammatico, raggiunge il fratello maggiore Bruno che il padre ha affidato ai nonni, passando attraverso avventure che implicano falsificazione di documenti, scontri a fuoco con le forze dell’ordine e un incontro clandestino con il brigante “Maremmano”.  Del resto, l’arrivo di Rodolfo a Limito nell’anno 1946 rappresenta un mistero: “La faccenda è sospetta, prima viene ucciso un uomo, poi arriva questo tizio, si stabilisce in casa sua e se la intende con la vedova.” La permanenza di Rodolfo nel passato si protrae fino alla disavventura nell’Ombrone in piena, ove il giovane sacrifica la propria vita … per salvare quella del padre.

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