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Le recensioni di Bruno Elpis

Nebbia sull'Arno di Orfeo Paci (Io scrittore)

Recensione del romanzo di Orfeo PaciHo scomposto idealmente questo romanzo di Orfeo Paci in tre parti.

La prima parte realizza quello che spesso è un desiderio che ci blandisce. L’idea di poter tornare indietro nel tempo, riavvolgere le fasi della vita, ritrovarsi in un punto precedente e già vissuto, con la possibilità di cambiare qualcosa. Nelle proprie scelte o nelle proprie opportunità. Questa chance viene misteriosamente offerta a Rodolfo, una sera, mentre sta camminando lungo l’Arno avvolto dalle nebbie. Il protagonista si ritrova sbalzato nel tempo all’anno 1946. Nel proprio paese, a Limito, nella campagna toscana, Rodolfo incontra l’amato padre, intravede la storia d’amore tra il genitore e sua madre, si innamora – ricambiato – di Laura, donna dal passato drammatico, raggiunge il fratello maggiore Bruno che il padre ha affidato ai nonni, passando attraverso avventure che implicano falsificazione di documenti, scontri a fuoco con le forze dell’ordine e un incontro clandestino con il brigante “Maremmano”.  Del resto, l’arrivo di Rodolfo a Limito nell’anno 1946 rappresenta un mistero: “La faccenda è sospetta, prima viene ucciso un uomo, poi arriva questo tizio, si stabilisce in casa sua e se la intende con la vedova.” La permanenza di Rodolfo nel passato si protrae fino alla disavventura nell’Ombrone in piena, ove il giovane sacrifica la propria vita … per salvare quella del padre.

In questo avvitamento esistenziale nel tempo, Rodolfo sperimenta sensazioni sconosciute: “Avvertì un calore antico, mai provato.”

A volte sostiene dialoghi oggi anacronistici: “E’ giusto che le donne votino, ma che vadano … in macchina e magari fumino e bevano come un uomo, questo no, ognuno deve stare dalla sua parte. Ci manca solo che vogliano i pantaloni, poi siamo a posto.” E incappa in situazioni paradossali: “Un uomo senza passato è come se non esistesse, e il suo (passato) si trovava nel futuro.” O surreali: “Essere lì con suo padre lo faceva diventare uno dei personaggi dei suoi racconti …”

Nella seconda parte, Rodolfo torna ai giorni nostri. L’esperienza diacronica che ha vissuto è vivida nella sua mente, ma lui stesso è incredulo e non sa spiegarsela. Bruno, che crede - forse più del diretto interessato - nell’esperienza retroattiva del fratello, tenta un’anamnesi e una ricostruzione dei fatti, ripercorrendo i luoghi e rintracciando i protagonisti di quello che ormai sembra un sogno intenso: “Ho verificato i tuoi ricordi: qualche domanda fingendo di rievocare il passato. Alle persone di una certa età piace parlare dei tempi andati, e quando cominciano non li fermi più.”

Questa ricerca, però, è infruttuosa e l’esperienza di Rodolfo sembra potersi spiegare con interpretazioni di tipo psicanalitico.

Ma la vita, come molti ben sanno, riserva sempre grandi sorprese. Nella terza parte del romanzo, la vicenda assume i toni de “La donna che visse due volte” (Vertigo) di Hitchcock, perché Rodolfo incontra nuovamente una persona del passato immaginato (o vissuto?) e rivive sentimenti già provati …

L’interpretazione della vicenda assume dunque un’altra sfumatura: “… bisognava ricorrere all’irrazionale. E qui la gamma diventava infinita …”  Magari per scoprire che “l’amore fa attraversare gli oceani, il nostro ha superato il tempo.”

Un romanzo scorrevole e accattivante, che affronta temi cari all’uomo: sempre in bilico tra realtà, illusione e sogno.

Bruno Elpis

Nebbia sull'Arno di Orfeo Paci, recensione su i-libri.com