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Le recensioni di Bruno Elpis

Le feste non vengono mai da sole di Lorenzo Marone

Morenzo MaroneDopo aver apprezzato alcuni racconti di Lorenzo Marone, incuriosito dalla sua prosa abile e mai scontata, decido di commentarne il racconto lungo intitolato “Le feste non vengono mai da sole”.

Fin da subito un’immensa malinconia s’impadronisce di me: perché il racconto è ambientato nelle feste di Natale, periodo massimamente deputato a scatenare gli istinti ipocondriaci di tutti noi (o forse soltanto di chi non è in pace con se stesso?). La struttura del racconto oscilla, ipnotica come un pendolo, in un andirivieni dalla vigilia di Natale alla notte di San Silvestro, in una dimensione temporale di tipo concentrico.

Sullo sfondo la magica Napoli che il mondo intero ci invidia: pur con le sue contraddizioni, che esplodono quando molti napoletani “danno fuoco alle polveri” e incendiano un “intero arsenale”, anche a costo di mettere a repentaglio, caparbiamente, la propria incolumità fisica.

La malinconia punge crudele: nel ritrovo familiare di una famiglia che si stringe intorno al cenone, nelle descrizioni di riti festaioli e di ordinaria follia condominiale, nella corsa al pronto soccorso occasionata dall’improbabile occorrenza incrociata tra la traiettoria del tappo dello spumante e le leggi fisiche che governano la caduta dei gravi.

I paragrafi si susseguono tra ironia e satira su costumi (“Se vogliamo cambiare davvero questa città, non ci dobbiamo fare cambiare da essa”), abitudini umane, malocchio e superstizione. E Lorenzo Marone affonda il suo coltello nel mio animo malinconico e troppo sensibile all’atmosfera natalizia con riflessioni del tipo: “E’ la paura a creare le barriere, il timore che l’altro possa ferirci. Se tiriamo giù il muro, spesso scopriamo che dietro c’è chi non aspettava altro.”

O, peggio ancora: “Ecco come tramutare una situazione da spiacevole in gradevole: basta essere se stessi e dire ciò che si pensa.” Arrivando a infierire: “Per ricordarti, semmai ce ne fosse bisogno, che i momenti migliori della vita sono quelli inattesi”.

Con un’esortazione che può anche rivelarsi cruciale per qualcuno di noi: “Non stare a sentire chi ti dice che non si deve deludere il prossimo, l’unico dovere che hai è di non disilludere te stessa e la vita che hai sognato.”

Ecco, Lorenzo mi ha davvero cotto a puntino.

Mentre mi dibatto in questi miei sentimenti agrodolci, leggo le ultime tre righe (e non correte a leggerle prima di aver letto il racconto!) e … scoppio in una fragorosa risata liberatoria, che mi ripaga del pathos accumulato nelle cinquantatre pagine de “Le feste non vengono mai da sole”. Quelle narrate da “un autore che, nel giro di qualche anno, tornerà a essere un bambino”, anche con l’augurio di …

 ... Bruno Elpis

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