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Le recensioni di Bruno Elpis

Una di Luna di Andrea De Carlo (i-libri)

coverUna di Luna di Andrea De Carlo è Margherita, una donna che ha plasmato la sua vita sulla predominanza di un padre ingombrante (“Essere apprensivi per un padre che ti ha tiranneggiato tutta la vita”), non in senso fisico – è di bassa statura – ma per personalità.
Questa circostanza ha condizionato il carattere di Margherita (“Credo che sia per via del carattere di mio padre se ho sempre avuto una tendenza a evitare i conflitti, ad allarmarmi anche per una semplice discussione: immagine che sia già difficile avere un  padre aggressivo, ma averne uno aggressivo e ipersensibile è decisamente peggio”), il suo sentire (“Ci vuole poco a farmi sentire fuori luogo, priva dei codici necessari”). 

Quando Achille Malventi viene invitato a una trasmissione televisiva come chef (“Sembravano pescati da un catalogo online di stereotipi umani a uso televisivo”), Margherita ha forse l’occasione per regolare il proprio rapporto con il genitore, ma l’occasione fallisce di fronte alle bizze (“La vera pasta alla gricia, che non va mai chiamata amatriciana bianca!”) anche comiche del padre (“Andate a prendere questo diavolo di lardo!”). Un padre che per certi versi richiama un personaggio (anche lì padre) di un precedente romanzo di De Carlo (Uto), mentre per l’ironia ricorda il padre del protagonista di Full of life di John Fante. 

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Bestia da latte di Gian Mario Villalta (qlibri)

coverBestie da latte o da carne 

In Bestia da latte di Gian Mario Villalta, il narratore indaga sulla sua infanzia, segnata da esperienze dolorose per la presenza  di un cugino crudele, che sfoga su di lui l’ingiustizia interiorizzata per una colpa sociale: quella di essere figlio di una donna avvenente, scandalosa nella libertà sessuale non consentita alle donne dalla cultura contadina. 

La mente sensibile, intellettualmente predisposta, del protagonista scava nel passato: negli episodi di violenza subita, nelle paure consumate nel silenzio, tra gli insulti che il vendicativo cugino rivolge ai genitori del perseguitato per cercare forse di trasferire su di lui un probabile personale patimento interiore. 

I ricordi sono confusi e complessivi sino al momento in cui la memoria diviene analitica (“Dal primo giorno della scuola media in poi, invece, sono in grado di enumerare e distinguere gli anni”) e sono impregnati degli odori e delle sensazioni forti che impressionano la giovane sensibilità.
Anche gli uomini, come gli animali con i quali avevano condiviso la vita fino a poco tempo prima, diventarono bestie da latte o da carne.” 

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Otto giorni in Niger di Edoardo Albinati e Francesca d’Aloja (qlibri)

Disposti ad accogliere altri poveri

coverOtto giorni in Niger di Edoardo Albinati e Francesca d’Aloja è un diario breve scritto a quattro mani per descrivere cosa avviene al di là delle nostre coste, sulle quali vorrebbero approdare i disperati che solcano il Mediterraneo per sfuggire a guerre, persecuzioni e povertà.

Con i due scrittori scopriamo uno stato africano che ha un ruolo importante nelle tensioni che si agitano nel continente africano: “Niger, il punto di passaggio formicolante di tutto quanto si muove oggi nell’area: rifugiati, migranti, armi, capitali occidentali e cinesi, funzionari e militari di mezzo mondo”.

“Andiamo a visitare il GuichetUnique, il centro di servizi per i rifugiati”.

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La felicità non fa rumore di Olivia Crosio (qlibri)

coverAmicizie da area cani 

Un romanzo leggero leggero, ruota intorno a Letizia (“Aveva deciso di approfittare di quella forzata solitudine per coltivarsi un po’, scoprendo una vera e propria passione per il cielo stellato”), donna dell’alta borghesia milanese che si trastulla tra gli acquisti, la frequentazione di Rossana, amica di sempre (“Per mettere un po’ di colore nella mia esistenza in tinta unita”) e le confidenze nel bagno thalasso con una nuova conoscenza. 

In piena crisi familiare, separata da un marito dispotico e abbandonata dalla figlia Marta che per protesta si allontana da casa, Letizia si affida all’amicizia di Sigo e Rudi (“Sono solo amicizie da area cani!”) per dare una svolta a una vita sempre condotta in zona recessiva. 

Anche la ricomposizione del conflitto con la figlia (“Sarebbe sempre rimasta sua figlia, e lei sua madre. Ruoli unici e incancellabili, non certo come quelli di moglie e marito, che erano annullabili con un semplice divorzio”) passa attraverso una maturazione serotina e post-traumatica. 

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