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Le recensioni di Bruno Elpis

Alberto Moravia e La ciociara – Atti del secondo convegno internazionale a Fondi - Edizioni Sinestesie (Malgradopoi)

Concludiamo la pubblicazione del nostro commento al volume di Edizioni Sinestesie (reperibile a questo link http://www.edizionisinestesie.it/biliotecasinestesie/54-alberto-moravia-e-la-ciociara.html) che raccoglie le relazioni degli interventi al II convegno internazionale dedicato ad Alberto Moravia e La Ciociara.
In precedenza abbiamo analizzato ai link sotto indicati:
L’ambientazione storica e lo sfondo bellico del romanzo;
I personaggi;
La struttura. 

http://www.brunoelpis.it/recensioni/991-alberto-moravia-e-la-ciociara-atti-del-secondo-convegno-internazionale-a-fondi-edizioni-sinestesie-i-libricom

http://www.brunoelpis.it/recensioni/995-alberto-moravia-e-la-ciociara-atti-del-secondo-convegno-internazionale-a-fondi-edizioni-sinestesie-qlibri 

 

RAPPORTI CON ALTRE DISCIPILNE 

Marta Di Nuccio in “Che cos’è La ciociara? Impressioni cinematografiche” analizza il rapporto tra il romanzo e la sua rappresentazione cinematografica  nel film di De Sica, fornendo una prospettiva critica interessante e assumendo il “complesso della mummia” (ossia il “bisogno ancestrale dell’uomo di sopravvivere al tempo… mediante una rappresentazione di sé”) come chiave di lettura per formulare il suo giudizio: “Se le piramidi e il labirinto non erano una garanzia sufficiente contro la violazione eventuale del sepolcro, neanche le retrovie nascoste che ha tracciato Moravia… hanno impedito al cinema di penetrare nel romanzo e di depredarlo…” Si rintracciano così alcune dissonanze  nella rappresentazione dell’ “idealismo di Michele Festa” o dell’infedeltà esteriore della “figlia d’oro” Rosetta, mentre “il personaggio di Cesira è piegato alle logiche dello showbiz già nell’anagrafica” e, nella scena dello stupro, “il cinema lavora per addizione, mette in scena lo spettacolo… 

Anna Pozzi propone  con “La ciociara dalla letteratura al cinema attraverso la storia: per una didattica transdisciplinare” contenuti e metodi per un approccio all’opera come occasione di studio e di approfondimento.
Così, la letteratura studierà “la fabula, l’intreccio, il sistema dei personaggi, i tempi e i punti di vista”, la filosofia trarrà spunti tematici da “l’interazione tra la roba di Cesira e il capitale… che porterà a indagare le teorie di Marx” o da “la psicanalisi: il processo di elaborazione di un trauma…
La storia approfondirà il periodo “dal 25 luglio del 1943, data dell’arresto di Mussolini… al giugno del ’44, quando gli alleati arrivarono a Roma” lo sbarco di Anzio, il bombardamento di Cassino, la strage delle fosse Ardeatine”. Infine l’arte punterà l’attenzione su  “i due dipinti che si contendono la copertina della prima edizione: …Guernica di Picasso… La treccia, dipinto di Renoir… 

INQUADRAMENTO CRITICO 

L’inquadramento critico mette in luce la complessità di un’opera che vive di afflati multipli e di formazione composita. 

Angelo Favaro con “Alberto Moravia e l’epos espressionista de La ciociara” fornisce una lettura che travalica l’inquadramento dell’opera nell’ambito del neorealismo.
Come aveva già osservato lo stesso Moravia nel “Dialogo sulla pittura di Guttuso”, “nessuna violenza piace immediatamente… ma in un secondo momento la sincerità popolaresca, anzi proletaria, la schiettezza umana, l’ingenuità primitiva di Guttuso ci conquistano”. E ancora: “L’espressionismo di Guttuso trova origine nella fatalità del sangue, dell’orgoglio, del gusto per il potere e delle crudeltà che sono propri della società contadina…”
Angelo Favaro, destreggiandosi tra naturalismo, realismo,  e impressionismo, constatando che “Nell’espressionista c’è una prevalenza dell’Io…”, ravvisa ne “La ciociara” alcuni tratti della poetica di Guttuso: “Il tono dominante, quello espressionista, è dettato dall’atmosfera bellica… che provoca una distorsione costante non solo degli eventi e delle situazioni, della percezione stessa della realtà…”
Anche lo stile (una “scrittura discontinua, asindetica… metafore della vita agricola e pastorale”) è una conferma della “peculiare primitività espressionista aggressiva, liberatoria e dolorosamente carica di contrasti”, che in Moravia tuttavia “in nulla cede alla mania avanguardista e neoavanguardista, destrutturante”. 

Alberto Granese in “Guerra vs Cultura – Guerra vs Natura” ravvisa nei personaggi (“Michele è come Rosetta… privi di esperienze esistenziali… sono in realtà delle creature fragili, soprattutto in un… conflitto bellico”) una forma di intellettualismo (“Chi sa non può veramente fare il male… sulla base di questo intellettualismo etico…” “Anche chi sa può fare il male”) che si confronta con l’agire (“Assente l’azione costrittiva delle leggi, ciascuno agisce senza freni, facendo emergere la sua vera natura”) in una realtà ove la natura è, in senso quasi romantico, tanto bella quanto insensibile (“La Natura è leopardianamente indifferente”) e passiva (“il rapporto con la natura è… proiettivo”). 

Laurent Lombard in “La ciociara: una scrittura dell’incarnazione tra carnale e sensuale” ravvisa tratti dell’esistenzialismo (“Sembra che per Moravia, come per gli esistenzialisti, la realtà sia peggiore delle verità”) che si esprime anche in situazioni estreme: “Il desiderio di esistere attanaglia sia Rosetta che sua madre anche quando hanno subito le massime violenze carnali e spirituali…” 

Roberto Salsano in “Avvenimento e coscienza in La ciociara” indaga sulla “linea degli eventi correlata all’opposta linea dell’io” per esporre un altro punto di vista: “Costruzione dell’intreccio e prospettivismo appaiono tra i motivi di caratterizzazione della poetica di Moravia a partire da un realismo riformulato rispetto a sue tradizionali ascendenze naturalistiche superate…” 

Dante Della Terza “In conclusione, Alberto Moravia e La ciociara”, parlando di Provvidenza-improvvida, si riaggancia idealmente all’introduzione di Angelo Favaro, che citava la provvidenza manzoniana… 

3 - fine 

Bruno Elpis 

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