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Le recensioni di Bruno Elpis

La scala a chiocciola e altre poesie di William Butler Yeats (qlibri)

Torri e scale nella terra dei bardi 

L’irlandese William Butler Yeats (Premio Nobel per la letteratura nel 1923) è considerato uno dei più grandi poeti del ‘900. “La scala a chiocciola”, pubblicata nel 1932, è opera della maturità che idealmente si ricollega alla precedente raccolta (“La torre” del 1928) attraverso la simbologia prescelta e il dittico virtuale formato da “Navigando verso Bisanzio” e “Bisanzio”.
Yeats, che fu studioso e praticante di scienze occulte, nella sua poesia utilizza il simbolo come strumento concreto per i costrutti ritmici; come lo stesso Yeats dichiarò, la scala a chiocciola rappresenta la spirale filosofica che bisogna percorrere per raggiungere - alla sommità della torre - i livelli finali di solitudine, sofferenza e magia: “In questo libro e altrove ho usato le torri, e una torre in particolare, come simbolo e ho paragonato la loro scala a chiocciola alle spirali filosofiche, ma è quasi superfluo interpretare quello che deriva dal percorso principale del pensiero e dell’espressione. Shelley usa costantemente il simbolo della torre e vi sono spirali in Swedenborg, in San Tommaso d’Aquino e in alcuni scrittori classici”.

Alla stregua di Joyce e della cultura coeva, Yeats ha una concezione del tempo circolare e spiraliforme, rifiuta cioè i modelli positivisti e ottocenteschi del progresso e del tempo lineare e unidirezionale.

Anche in questa raccolta, come ne “La torre”, Yeats si fonda sulla “scrittura automatica” (“La scrittura automatica è il processo di scrittura di frasi che non arrivano dal pensiero cosciente dello scrittore. Può avvenire in stato di trance, oppure in maniera cosciente ma senza la consapevolezza di quello che si sta scrivendo.” “La scrittura automatica è stata usata come metodologia artistico-letteraria da alcune correnti letterarie, in particolare dal surrealismo che, facendo riferimento proprio alla psicoanalisi, voleva ridurre ogni frapposizione censoria di tipo razionalistico tra l'artista e la creatività scaturente dall'inconscio”).
La particolarità più suggestiva di Yeats è il ricorso a forme dialogiche, che consentono all’io poetico di rivolgersi a personaggi presenti o assenti, agli spiriti dei morti o a se stessi (“Dialogo tra il sé e l’anima”), magari utilizzando la voce bardica – spirito corale e collettivo – per incidere sulla cultura irlandese. 

Bruno Elpis 

http://www.qlibri.it/recensioni/poesia-straniera/discussions/review/id:44299/
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Propongo qui una mia personale selezione di versi e poesie. 

“Dialogo tra il sé e l’anima” 

Io convoco all’antica scala a chiocciola;
concentra la tua mente sulla ripida ascesa,
sui merli rotti e sgretolati,
sull’aria stellata e senza un alito…”
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“Il sangue e la luna” 

I
Sia benedetto questo luogo,
più benedetta ancora questa torre;
un potere arrogante e sanguinario
sorse dalla stirpe
esprimendola, dominandola…
(…)

II
Quella d’Alessandria era un faro, quella di Babilonia
un’immagine dei cieli in movimento, un giornale di bordo
del viaggio del sole e della luna;
e Shelley aveva le sue torri, che una volta chiamò potenze
incoronate del pensiero. 

Io dichiaro che questa torre è mio simbolo; dichiaro
che questo vortice di scala, mulinante, ossessiva, che
s’inerpica a spire, è la mia scala ancestrale
(…)

III
La purezza della luna senza nubi
Ha dardeggiato i raggi sul pavimento.
Sette secoli sono passati ed è pura,

Odore di sangue sulla scala ancestrale!
….

IV
Si aggrappano ai vetri polverosi e luccicanti,
e sembrano aggrappate al cielo luminoso di luna,
vanesse tartaruga, vanesse pavone;
una coppia di falene svolazza…
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“Olio e sangue” 

In tombe d’oro e lapislazzuli
Corpi di santi e di sante trasudano
Oli miracolosi, profumo di viola. 

Ma sotto gravi carichi d’argilla calpestata
Giacciono corpi di vampiri gonfi di sangue;
i loro sudari insanguinati, le loro labbra bagnate.
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“Il velo della Veronica” 

Il Circuito Celeste; la Chioma di Berenice;
il palo della tenda dell’eden; i drappi della tenda;
splendore simbolico dell’aria e della terra!
Il Padre e la gerarchia dei Suoi angeli
Che lì formavano lo splendore e la grandezza
Stavano nel circuito della cruna d’un ago.
Qualcuno trovò un altro palo, e lì dov’era,
una figura su un velo inzuppato nel sangue.
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“Simboli” 

Un’antica torre di guardia percossa dai venti,
un eremita cieco che suona le ore. 

La lama d’una spada distruttrice
Tuttora in mano all’errabondo folle 

Seta trapunta d’oro sulla lama,
la bellezza ed il folle stesi insieme.