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Le recensioni di Bruno Elpis

Psicopatologia della vita quotidiana (qlibri)

Marnie

Psicopatologia della vita quotidiana è un'opera nella quale Freud dà ampia prova di concretezza fondando la propria teoria su una ricca gamma di esemplificazioni e casi sperimentali. La genesi dell’opera è stata piuttosto complessa: la pima edizione è del 1901, l’ultima è datata 1924.

L'analisi svolta da Freud parte da un principio: l’inconscio si manifesta in tutta la sua potenza quando le difese vigili dell’uomo sono allentate. Questo si verifica non soltanto durante il sonno – quindi nei sogni – ma anche nelle ore della veglia: in tutti quegli atti apparentemente casuali e non intenzionali, che – al contrario di ciò che sembrano – sono invece precise manifestazioni delle dinamiche che serpeggiano nella profondità dell’animo umano (“Che nel lapsus si affermi proprio quell'idea che si vorrebbe escludere, è fatto molto comune”).
In questa prospettiva, le cosiddette “disfunzioni mnestiche” (dimenticanze di nomi, parole e frase e/o  "falsi ricordi"), i lapsus (“Nelle perturbazioni grossolane come anche in quelle più sottili del discorso che si possono far ricadere sotto la categoria dei lapsus verbali, io non ritengo sia decisivo l'influsso degli "effetti di contatto dei suoni", ma quello di pensieri estranei al discorso intenzionale, sufficienti a provocare il lapsus e che bastano a chiarire l'errore occorso”), le amnesie, le falle nell’agire (dimenticanze varie, errori di ogni tipo, inconvenienti imputabili a sbadataggine) e le disattenzioni  trovano il loro fondamento nei meccanismi che scatenano anche le nevrosi: in particolare, ciò che è stato rimosso e sotterrato nel subconscio tende a riaffiorare e si esprime squisitamente negli atti mancati e nei lapsus che dunque rappresentano non già un evento casuale, bensì un sintomo.

Sean ConneryIL LAPSUS FREUDIANO

Dalla prefazione: “I lapsus sono inquadrati all'interno della categoria più generale degli atti mancati. Essi sono considerati forme di espressione indiretta dell'inconscio: l'errore che prende corpo nel lapsus, secondo Freud, è solo apparentemente casuale. Il lapsus non solo sarebbe la manifestazione di un desiderio inconscio che affiora e trova, così, soddisfacimento, ma costituirebbe anche un canale attraverso il quale trovano sfogo pensieri che, altrimenti, resterebbero rimossi dalla censura.”
Le défaillance sono distinte da Freud in quattro tipologie.
Innanzitutto i lapsus linguae, ossia gli errori  per i quali viene pronunciata una parola diversa da quella che si voleva dire (“Il lapsus verbale diventa un mezzo di espressione mimico, e sovente invero per esprimere quel che non si voleva dire, diventa cioè un mezzo per tradire sé stesso”).
Poi vi sono i lapsus calami (e per esemplificare un lapsus nel lapsus: il lapsus talami!), gli errori nello scrivere, in virtù dei quali viene scritta una parola diversa da quella desiderata.
La terza specie è quella dei lapsus memoriae: sono i vuoti temporanei di memoria specialmente relativi a una parola, che non si ricorda, anche se si ha l'impressione di averla nella mente.
Infine, nella quarta categoria ricadono i lapsus manus, cioè gli errori nel compiere un gesto.

Talvolta questi sintomi sono di facile lettura; se invece il contenuto rimosso è emotivamente significativo (e quindi rappresenta un trauma nella vita psichica dell’individuo) il lavoro di ricostruzione (quello affidato alla psicanalisi) sarà più complicato perché si scontra con le censure e le negazioni della coscienza.
La “psicopatologia della vita quotidiana”, in ultima analisi, dimostra che i processi psicologici delle persone sane sono i medesimi dei soggetti nevrotici e differiscono soltanto nell’intensità e nell’importanza della reazione…

Anch’io, dopo questa lettura, sono passato dalla teoria alla pratica (!): ho posato la “Psicopatologia” e ho brandito “Il mio cuore cattivo”, psicothriller di Wulf Dorn che mi ha tenuto inchiodato finché non ho letto la gratulatoria dell’autore… ma questa è tutta un’altra storia.

Bruno Elpis

http://www.qlibri.it/recensioni/scienze-umane/discussions/review/id:38496/