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Le recensioni di Bruno Elpis

True Stories, racconti del terzo millennio di Lettori Autori (Parte Seconda)

galassiaRicordiamo che la parte prima del commento è stata pubblica nel sito www.malgradopoi.it 

Non poteva poi mancare un assaggio di fantascienza e di millenarismo, di manie e di fobie paradossali, soprattutto se consideriamo che lo sviluppo tecnologico galoppa con il procedere degli anni e stimola la nostra fantasia a coniugare – combinandole in vario modo -  speranze e timori.

La terza sezione della silloge narrativa è dedicata a “Fantasie, manie e fobie del terzo millennio”.
Homo homini lupus”, rifacendo nel titolo il verso al filosofo Thomas Hobbes, propone nell’immaginazione di Anna Rita Foschini una metafora apocalittica del Leviatano catapultato nel terzo millennio.

Il “05 gennaio 2036”, data limite che da oggi terremo sicuramente d’occhio,  avviene una trasmigrazione intergalattica che dà il titolo al racconto millenaristico di Giuseppe Ciucci.
Implantologia di una erre” è la fobia nominalistico-ontologica (sarà autobiografica?) con la quale Barbara Ardito si destreggia con il proprio nome, traendone spunto per la sua semi-seria “true story”.
In “Insieme a te non ci sto piùMauro Sighicelli trasferisce l’incipit di una canzone del secondo millennio (della mitica Caterina Caselli!) nelle avventure surreali di un uomo afflitto da manie e turbe, che la moglie cerca invano di neutralizzare. 

Decisamente ben rappresentato è il tema della comunicazione: nelle sue evoluzioni reali, virtuali e immaginarie. Talvolta intesa come opportunità, talaltra come condanna, nel terzo millennio la comunicazione dilaga e si traduce in connessioni che rischiano di avviluppare l’uomo in una rete soffocante. A discapito della libertà del pensiero e della creatività. 

La comunicazione nel terzo millennio” è oggetto della quarta sezione.
Nello scompartimento di un treno Danilo Cucuzzo colloca alcuni “Amici di viaggio”: è l’occasione per riflettere, con una punta di nostalgia, sull’autenticità di rapporti spesso ostacolati dalle nuove tecnologie.

Argomento analogo, ma visto da un’altra angolatura, ritroviamo in “Falsebook” di Bianca Rosa De Montis: qui la protagonista deve affrontare la verità che spesso viene oscurata dai diaframmi frapposti dalle nuove modalità di comunicare.
In “Fuori di qui” anche Monica Porta punta l’indice contro dimensioni che spesso si sovrappongono nella falsità di rapporti mediati e schermati.
I pezzi del puzzle” sono quelli che la sensibilità straordinaria di Marina Paolucci tenta di ricomporre recuperando i valori – mai scontati e comunque intramontabili – del gioco, della solidarietà e dello spirito di gruppo, annodati tra di loro dalla magia di un sogno.
Con la forza dell’umorismo Daniele Pollero contrappone le “Irrealtà virtuali” all’aspirazione di una vita reale che sembra sfumare nei rapporti di potere tra i due sessi, portati alle estreme conseguenze.
La libertà ha un numero di telefono?” è l’interrogativo che Lucrezia Bordi rivolge a persone costantemente connesse, sempre al telefono, sempre impegnate a distrarsi anche di fronte ai valori autentici della vita. 

Ma l’istanza forse più ricorrente è la preoccupazione per una società e per un’economia che ipotecano il futuro dei nostri giovani, minacciandone le prospettive e trasformando i loro progetti in illusioni. Qui i racconti si fanno molto sentiti, i personaggi palpitano e le righe vibrano quasi fossero le linee di uno spartito che reca una sinfonia drammatica: con questi componimenti, pertanto, abbiamo pensato di concludere la nostra raccolta.

Giunge così il capitolo finale, intestato a “società ed economia del terzo millennio”.
Nel suo apologo Fiorella Carcerieri assume “La scorciatoia” come triste espediente per concretizzare il raggiungimento di traguardi materiali che negano l’essenza umana.
Trepuntonovantacinque” è la storia realistica che Lorella Fanotti crea per documentare come corsi e ricorsi storici si susseguano nel tempo: la situazione rappresentata nel racconto potrebbe infatti essere tranquillamente collocata anche nelle tensioni economiche e sociali degli ultimi secoli del secondo millennio.
Marta Quaranta ci regala una parodia delle relazioni industriali degli anni duemila: “Enotria” è una manovra disincantata e cinica di chi governa le leve del potere. Oltre che una satira in agrodolce ove i riferimenti personali sono ben comprensibili.
Un giorno bellissimo” è quello che si augura di vivere, forse un giorno, una laureata in legge costretta a lavorare in un call center (poteva mancare, il call center, nell’epoca che si è spalancata con l’anno 2000?). Leggendo l’ottimo racconto di  Michela Bilotta, ci uniamo ai suoi auspici: in fondo ci incoraggiano a non abbandonare mai  la speranza!
Siamo giunti all’ultimo episodio della raccolta: una struggente Cristina Cornelio ci regala il racconto degno di un gran finale; con lei - e con un velo di malinconia negli occhi – sarebbe troppo facile qualificare il terzo come “Un millennio difficile”!

Invece no, non concludiamo così. Perché ci piace richiamare anche l’ultima frase della prefazione: “Eccole allora, in sequenza organizzata, anche se del tutto autonome, le nostre storie. Vere, credibili e incredibili, verosimili o inventate di sana pianta, sono le true stories: le avventure del nostro fantastico, entusiasmante e disperato terzo millennio.”

Bruno Elpis

http://lettoriautori.altervista.org/truestories.htm