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Le recensioni di Bruno Elpis

Acido solforico di Amélie Nothomb (qlibri)

coverDimostrare per assurdo

In matematica talvolta un teorema viene dimostrato “per assurdo”: negando l’ipotesi, si cade in contraddizione. Operazione analoga compie Amélie Nothomb in “Acido solforico”: nega che un orrore nella storia possa ripetersi, e analizza artisticamente le conseguenza di questo assurdo.
L’ipotesi negata, dunque: che l’uomo ponga in atto l’olocausto per la seconda volta. La contraddizione in cui si cade: è lì, da leggere, nell’opera.
La dimostrazione per assurdo procede in una sceneggiatura nella quale incubo storico e delirio mediatico coincidono.
Amélie Nothomb esaspera all’infinito le tendenze in atto nel decadimento dei programmi televisivi e lo fa nel modo più spietato possibile: un reality chiamato “Concentramento”, riproposizione televisiva dell’Olocausto, sapientemente ideata dagli organizzatori secondo i canoni del cinismo. “La violenza cieca avrebbe fatto maggiormente colpo se proveniva da corpi giovani, muscolature adolescenti e volti infantili”.

Con tanto di Kapò e di prigionieri da mandare a morte. 
Tra i kapò, Zdena “un’idiota gonfia di autocompiacimento”.
Tra i prigionieri, designati da sigle (tipo MDA 802, EPJ 327) l’eroina Pannonique.
Tra le due donne si instaura una relazione pericolosa: “La telecamera puntò l’obiettivo su quella coppia di ragazze che ossessionava gli spettatori”.
Amélie NothombLa tragedia degli ebrei è richiamata nelle dinamiche; viene citato Romain Gary (“I loro pensieri erano una tragedia peggiore di quello che sopportavano” … “Inventò il personaggio della dama”).
Le logiche sottostanti sono quelle del mercato, che si fondano sugli aspetti deteriori della natura umana: “Mi domando quali sequenze interessino di più il pubblico” .“I momenti dell’esecuzione, non ho dubbi”.
“Più parliamo di Concentramento e ne sottolineiamo l’atrocità, più funziona.
La soluzione è il silenzio”.
Anche il meccanismo delle eliminazioni – sui quali si fondano molti reality, con effetti devastanti sul modello culturale proposto - viene portato alle estreme conseguenze: “il pubblico potrà intervenire direttamente con il telecomando”.
Quando tutto sembra segnato (“Era la pandemia”), l’autrice ha il guizzo artistico: “Non è mai troppo tardi per smettere di essere un mostro” e intravede una soluzione nelle motov (“Adoro questo cocktail di benzina, acido solforico e potassio”).
Un testo allegorico, carico di provocazione, che utilizza tutti i mezzi, sfiorando anche la blasfemia, pur di scuotere il pubblico dei lettori.
Una dimostrazione per assurdo ben riuscita. Da mandare a memoria.

Bruno Elpis

http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-straniera/discussions/review/id:33014/