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Le recensioni di Bruno Elpis

Nel vento di Emiliano Gucci (qlibri)

coverPresentare la corsa e l’atletica come allegorie della vita può essere una bella idea. Emiliano Gucci imbastisce “Nel vento” la sua rappresentazione di una storia dolorosa: una tragedia familiare terribile, un amore sterile da rimpiangere, il rapporto con il fratello che custodisce i ricordi dei giochi dell’infanzia.
Nella vita prevale il senso dell’inadeguatezza: “Io non volevo giocare a calcio, perché non mi riusciva e ogni volta subivo umiliazioni, però a quell’età non è facile opporsi all’onda della massa”. Oltre che quello della solitudine: “A me piaceva sfilarmi dal branco ma quella del branco mi sembrava l’unica difesa possibile”.
L’atletica (“La luccicante vetrina di un mondo sporco ha il retrobottega laido”) diviene un rifugio e un’opportunità, ma è anche ricettacolo di contraddizioni: “Io non so più quali sostanze assumo. Il mio corpo è gestito da altri”.

La corsa assume alternativamente significati diversi.
Di fuga. “… Io corro essenzialmente per fuggire …”
… La corsa è un botto e fuggire via, emanciparsi, esserci”. Di volontà elementare: “Io voglio soltanto correre”.
Di caducità: dieci secondi, tanto durano i cento metri.
cento metriI concorrenti sono numeri, le gare accusano false partenze, il pubblico ha un ruolo nelle aspettative, nelle scommesse, nei giudizi.
Dopo soli dieci secondi, vi è l’epilogo: “La corsa è finita e questa storia non vale più niente. Hai tagliato il traguardo, non hai più bisogno del tuo magnifico dolore. Quel passato non ti serve più”.
Un romanzo breve, ma complesso. Ai limiti dell’ermetismo. Lascia in bocca il retrogusto dell’indecifrato. O dell’indecifrabile.
Che sia da risolvere secondo quanto suggerisce la filastrocca?

Mano destra
mano manca
di giocare non si stanca

pugno sole
pugno luna
c’era il vento o la fortuna?

Bruno Elpis

http://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-italiana/discussions/review/id:31679/