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Le recensioni di Bruno Elpis

Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli (i-libri)

coverAtti osceni in luogo privato di Marco Missiroli è la storia dell’educazione erotico-sentimentale di Libero Marsell: esperienza svolta da autodidatta o tutt’al più con il supporto di una bella bibliotecaria (“Vienimi a trovare in città, lavoro all’Hotel de Lamoignon, la biblioteca nel IV”) conosciuta durante la vacanza trascorsa a Deauville con i genitori e con Emmanuel, l’amante della mamma. Il processo è scandito in fasi del ciclo vitale che costituiscono sezioni del romanzo: infanzia, adolescenza, gioventù, maturità, adultità e nascita. 

Già nell’infanzia, a dodici anni (“Ero un bambino a un passo dall’adolescenza che stentava ad abbandonare la sua infanzia”), Libero si affeziona a una pratica che – al pari di certi giochi (“Accanirmi con i puzzle avrebbe rimesso a posto la mia infanzia?”) lo accompagnerà per molti anni (“Avevo scoperto che l’autoerotismo sfiatava la mia ansia atavica”). 

L’adolescenza (“Mi irrobustii fisiologicamente e ottenni la completa dignità di fecondare”) consolida la ricerca del piacere solitario (“Anche il piacere era mutato, più solido e capriccioso”), rafforza il rapporto con un padre travolto dalla separazione coniugale (“Decisi di proteggerlo. Feci un piano anti-isolamento per mio padre e di boicottaggio per Emmanuel. Mamma rimase al centro…”), pone i soliti problemi di autoaffermazione (“L’invisibilità restava il mio segno. Suscitavo simpatie e confidenze, slanci amichevoli, ammirazione, mai attrazione”) esasperati dall’idea che gli amici Antoine e Mario  siano in vantaggio nel percorso delle esperienze sessuali (“Chiamami che ti racconto. Se ti dico adesso no significa che ho i miei che ascoltano”). Spetta alla bibliotecaria il compito d’incoraggiare (“La tua forza è nella chimica, Libero – e mi spiegò che esisteva qualcosa di molto più succulento dell’estetica”). Intanto Libero si dedica ad alcune importanti letture (“Il deserto dei Tartari… I libri spostavano la mia gravità, e attuavano una legge: avevano iniziato a mettermi al mondo”), come Lo straniero di Camus, e l’interesse per la letteratura – culminante nell’incontro con Sartre al Deux Magots -  comincia a costituire una costante nella vita del protagonista. 

La circoncisione incide il passaggio alla giovinezza (“Anche la migliore letteratura apparteneva ai circoncisi: Singer, Primo Levi, Kafka”), età segnata dalla morte del padre (“Papà morì in autunno”) con il quale tuttavia il rapporto anche fisico non s’interromperà mai (“Indossai uno dei vestiti di papà…”). E finalmente giunge anche l’iniziazione sessuale ad opera della bella e disinibita Lunette (“C’era ancora la leggerezza da farfalla e qualcosa di più greve negli occhi. C’era la sua negritudine”). 

La decisione di studiare legge a Milano proietta Libero dall’atmosfera esistenzialista di Parigi a quella più anarchica di Milano. Il praticantato in uno studio legale (“Ero diventato un galoppino per colletti bianchi, un oste esausto”), ove Libero intesse una relazione non convincente con Frida, è fiancheggiato dal lavoro notturno in un’osteria. La maturità fluisce nel clima gipsy e rock dei Navigli e all’insegna dell’espansionismo sentimentale (“la sessualità come estuario di vitalità”): a ogni nuova conquista corrisponde una tacca sul bancone… 

L’adultità vede il coronamento di un percorso sentimentale che trova compimento nell’amore vero, nel definitivo abbandono di ogni complesso edipico, nella ricomposizione della figura materna attraverso il dolore (“Il dolore… per aggirarlo usavo il sesso, il cinema, il cibo. A volte la letteratura. E lei come lo aggirava? Con il sesso, con il nuoto, e con l’insegnamento”) e nel definitivo superamento della visione infantile che aveva scatenato tanta instabilità erotica (“Anche io adesso guardavo lo spiraglio del mio trauma”). 

Le fasi vitali vengono scandite da letture e filmografia (“Le rivelai la mia crisi di lettore e la mia bulimia cinematografica”) che rappresentano simbolicamente l’evoluzione e il motore di scelte nel parallelo affrancamento erotico e culturale. La morbosità tematica del romanzo e di alcune situazioni viene mitigata (o piuttosto: enfatizzata?) da echi suggestivi (“Ci sono notti che non accadono mai”), da istinti estetici (“Conatus sese conservandi. Puro istinto di sopravvivenza”), dall’intellettualismo e da un retroterra letterario che aggancia la narrazione ai libri che scorrono insieme agli anni e alle pagine del romanzo. 

Bruno Elpis 

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