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Le interviste di Bruno Elpis

Intervista a Carlo A. Martigli

D – Come si colloca “La scelta di Sigmund” rispetto alla tua precedente produzione letteraria di autore di romanzi storici?
R –  Alcuni anni fa, il periodo cinquecentesco era appannaggio di pochi, adesso è inflazionato, ed era giusto cambiare. Ambientare il romanzo nel 1903 è stata una sfida, ormai posso dire vincente. La Scelta di Sigmund è quindi un passo avanti, verso una scrittura più appassionata, più intrigante e anche più divertente. E i lettori di ogni età mi stanno dando ragione. 

D – Come si concilia questa tua veste di romanziere con quella dell’apprezzato autore di narrativa per ragazzi?
R – Alcuni grandi autori, come John Grisham, il maestro dei legal thriller, scrivono sia per adulti che per ragazzi. Non è facile ma qui si dimostra la padronanza della scrittura. E poi, è divertente duplicarsi.  

D – Quale delle due anime ti dà le migliori soddisfazioni?
R – Non ti saprei dire: sono due soddisfazioni diverse. Quando sento dire dai ragazzi che con me trovano la voglia di leggere mi si riempie il cuore, così come quando i miei lettori adulti mi dicono che trovano finalmente il piacere di leggere. 

D – Ma questa duplicità… non sarebbe da psicanalizzare? Scherzi a parte, come nasce l’idea di “ingaggiare” Freud come investigatore? Qual è il tuo personale rapporto con la psicanalisi?
R – L’idea me l’ha suggerita Freud stesso. Il metodo psicoanalitico, che tende a indagare la mente umana e le sue pulsioni più profonde, è già di per se stesso una forma di investigazione. Quanto al mio rapporto personale, con la psicoanalisi, confesso che sono stato da una analista freudiana, anni fa. Poche sedute, ma le ho trovate illuminanti: risultati scarsi, ma gran divertimento.  

D – Quanti studi, quante ricerche hanno preceduto la composizione del romanzo?
R – Scrivere in maniera divertente e intelligente, senza ingannare i lettori, comporta uno studio attento della materia che si tratta. Non come fa Dan Brown, che scambia addirittura l’Altare della Patria con il Parlamento italiano, come è accaduto un paio di mesi fa con un suo tweet. Prima di iniziare a scrivere La Scelta di Sigmund ho praticamente letto quasi tutte le opere di Freud e alcuni libri sulla sua vita. Il rigore storico è una delle caratteristiche della mia scrittura, riconosciuto dalla critica e dal pubblico.  

D – I tuoi studi hanno comprovato l’ammirazione di Freud per Sherlock Holmes di Conan Doyle?
R – Assolutamente sì. Amava il personaggio di Sherlock Holmes e avrebbe voluto incontrarsi con il suo autore, Conan Doyle. Uno dei pazienti di Freud, indicato come l’Uomo dei Lupi, scrisse che il maestro riservava più attenzione a Conan Doyle che a Dostoewskij.  

D – Assumere personaggi storici (un papa, Angelo Roncalli, i cardinali, lo stesso Freud) come protagonisti di un romanzo, quanto limita la libertà di uno scrittore?
R – A volte la vita di questi straordinari personaggi è così fantastica, intrigante e varia che non solo non limitano la mia libertà, ma mi aiutano a scrivere. Si tratta solo di romanzare le loro storie vere, di fonderle insieme e armonizzarle in una sorta di sinfonia. Senza distorsioni, senza quelle invenzioni esagerate che a volte si trovano in alcuni romanzacci, dove magari si trovano insieme, Maciste, Zorro, Dante e Paperino! 

D – Complessivamente, i cardinali si sottraggono alla psicanalisi… Non così avviene per Freud, che si auto-analizza, annota i sogni, scompone i propri pensieri e passa ai raggi x la sua vicenda sentimentale romana…
R – La logica è fondamentale per un buon romanzo. In realtà i cardinali cercano di sottrarsi, ma hanno l’obbligo  di obbedire al papa. Così, nonostante le loro reticenze e i loro distinguo, Freud riesce a tracciare un quadro, vivido e realistico, delle loro pulsioni più profonde, fino a scoprire... quello che il lettore scoprirà alla fine del romanzo. Freud, come fanno i veri psicoanalisti, si auto analizza, è vero, con risultati altalenanti e a volte sorprendenti. Ma, come dice lui stesso, per fare un’analisi approfondita, gli manca un dottor Freud sopra di lui! 

D – Come vengono accolti questi romanzi sul Vaticano dai diretti interessati?
R – In modo straordinariamente intelligente: vengono ignorati pubblicamente, in modo da non farne pubblicità. Lezione che hanno imparato dal Codice da Vinci: metterlo all’indice è stata la più grande pubblicità. A livello privato, invece, ho già avuto un paio di grosse soddisfazioni da due alti prelati, di cui uno romano, che mi hanno detto di avere molto goduto della lettura de La Scelta di Sigmund. 

D – Rivedremo ancora in azione Sigmund Freud?
R – Bella domanda…non smentisco né confermo. Diciamo che tra il possibile e il probabile…sì, è possibile. 

Nel consigliare “La scelta di Sigmund” ai nostri lettori, ringraziamo Carlo A. Martigli per la simpatia e la disponibilità con le quali ha risposto alle nostre domande. 

http://www.i-libri.com/scrittori/intervista-a-carlo-a-martigli/