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Nella cripta

coverIn the vault” è un racconto esemplare quanto a gusto macabro e claustrofobico. In esso si avverte, tenue ma palpabile, in modo inconsueto, l’ironia sinistra di H.P. Lovecraft.
Il racconto narra – come scrisse lo stesso Lovecraft - “la storia di un becchino (ndr: George Birck, che opera a Peck Valley) che rimane prigioniero in un deposito mortuario di paese mentre cerca di trasportare alcune bare dell’inverno precedente nelle tombe scavate in primavera. Per fuggire dovrà allargare la stretta feritoia della cripta, che raggiungerà accatastando le bare una sull’altra”.
Nel tentativo di evasione, però, qualcosa non funziona.
Nell’atmosfera cimiteriale risultano perfin divertenti le preferenze del becchino, che tratta in modo difforme i cadaveri: le sue simpatie vanno a Matthew Fenner, generoso in vita, mentre sente di doversi rivalere su Asaph Sawyer che “non era stato un uomo piacevole e si raccontava che nutrisse una sete di vendetta quasi inumana per qualunque torto subito …”

E in cosa consiste il trattamento preferenziale? Ovviamente nel riservare al cadavere prediletto la bara più pregiata!
Tuttavia, il terribile Asaph conserva la sua natura vendicativa anche da morto. E lascia un segno tangibile della sua vendetta sul maldestro becchino.
“… Gravi ferite gli torturavano le caviglie e nella sua mente la paura scaturiva da … visioni di schegge, chiodi e altri attributi della bara sfasciata”.

Bruno Elpis

http://lettoriautori.altervista.org/lc7.htm