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Il caso di Charles Dexter Ward di Howard P. Lovecraft (qlibri)

coverInoculazione ritualistica 

“Il caso di Charles Dexter Ward” è, a parer mio, il capolavorodi Howard P. Lovecraft. 

La storia del giovane studioso (dalla prefazione: “In numerosi racconti di Lovecraft, il protagonista - sempre identico: di genere maschile, colto, di buone maniere, quasi totalmente disinteressato all’altro sesso - finisce per essere risucchiato nella dimensione parallela…”), ritenuto pazzo dalle “analisi condotte dagli alienisti” e per questo prima assistito, poi recluso (“In base alle testimonianze di altri e in forza di molte lacune abnormi nell’assortimento delle sue nozioni… si era arrivati alla decisione di recluderlo”) e infine transfuga (“La fuga stessa è uno dei prodigi non spiegati dall’ospedale del Dr Waite. Una finestra aperta su uno strapiombo di venti metri poteva difficilmente costituire una spiegazione…”), che si intestardisce sullo studio (“Charles Ward era appassionato di antichità fin dall’infanzia”) di documenti segreti (“All’improvviso i suoi interessi mutarono dallo studio del passato allo studio dell’occulto ed egli si rifiutò di sostenere gli esami di qualificazione per l’università”), formule (“Un monogramma era stato accuratamente cancellato da un battiporta d’ottone”) e rituali (“Un simbolo arcaico, chiamato Testa del Drago, usato negli almanacchi per indicare il nodo ascendente, e… la Coda del Drago, o nodo discendente”) in grado di riportare in vita un antenato - Joseph Curwen - dedito a pratiche tanto orrende (“Il carico consisteva quasi completamente in scatole e casse di cui una gran parte era rettangolare e pesante e somigliava in modo preoccupante a delle bare”) quanto occulte (“Quelle marchiature delle streghe che si riteneva venissero inflitte durante certe morbose riunioni notturne in luoghi selvatici e solitari"), ha catturato la mia parte più arcana.

Affascinandomi. Insinuando “nella mente l’idea dell’esistenza di oscure relazioni cosmiche e di realtà innominabili dietro alle protettive illusioni di ciò che vediamo comunemente”. Conquistandomi (“Le reliquie mortali di metà dei titani del pensiero di tutte le epoche, trafugate da blasfemi predatori nelle cripte… e sottoposte agli ordini di folli che tentavano di aspirarne il potere per uno scopo ancora più pazzesco…”).
Al punto che, irretito, ho scritto un racconto completamente ispirato a quest’opera, un racconto che verrà inserito in un’antologia dedicata al genio di Providence. La storia, l’ho intitolata “La possibilità di riesumare un amore” (“Perché mai il mio amore infinito non doveva ritornare?”). 

Bruno Elpis 

http://www.qlibri.it/recensioni/gialli-narrativa-straniera/discussions/review/id:50976/