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Fatti e libri, rubrica di Bruno Elpis

Esame di maturità 2015, Tiberio di Tacito e Caligola di Franco Forte

La seconda prova degli esami di maturità 2015 ha assegnato agli studenti del liceo classico la traduzione di un passaggio tratto dal VI libro degli Annales di Tacito, intitolato “Gli ultimi giorni di Tiberio”. Questo è il testo in latino: 

Iam Tiberium corpus, iam vires, nondum dissimulatio deserebat: idem animi rigor; sermone ac vultu intentus, quaesita interdum comitate, quamvis manifestam defectionem tegebat. Mutatisque saepius locis tandem apud promunturium Miseni consedit in villa cui L. Lucullus quondam dominus. Illic eum adpropinquare supremis tali modo compertum. Erat medicus arte insignis, nomine Charicles, non quidem regere valitudines principis solitus, consilii tamen copiam praebere. Is velut propria ad negotia digrediens et per speciem officii manum complexus pulsum venarum attigit, neque fefellit: nam Tiberius, incertum an offensus tantoque magis iram premens, instaurari epulas iubet discumbitque ultra solitum, quasi honori abeuntis amici tribueret. Charicles tamen labi spiritum nec ultra biduum duraturum Macroni firmavit. Inde cuncta conloquiis inter praesentes, nuntiis apud legatos et exercitus festinabantur. XVII kal. Aprilis interclusa anima creditus est mortalitatem explevisse; et multo gratantum concursu ad capienda imperii primordia C. Caesar egrediebatur, cum repente adfertur redire Tiberio vocem ac visus vocarique qui recreandae defectioni cibum adferrent. Pavor hinc in omnes, et ceteri passim dispergi, se quisque maestum aut nescium fingere; Caesar in silentium fixus a summa spe novissima expectabat. Macro intrepidus opprimi senem iniectu multae vestis iubet discedique ab limine. Sic Tiberius finivit, octavo et septuagesimo aetatis anno. 

Riportiamo la traduzione del brano assegnato: 

«Il fisico, le forze stavano ormai abbandonando Tiberio; non ancora la sua capacità di dissimulare; e restava identica l’inflessibilità dello spirito; lucido nel parlare e nelle espressioni del volto, cercava di coprire il pur manifesto cedimento con un’affabilità a tratti faticosa. Dopo vari spostamenti, alla fine si stabilì presso il capo Miseno, nella residenza che un tempo era di Lucio Licinio Lucullo. Lì si capì da questi segni che si stava avvicinando alla morte. Era con lui un luminare della medicina, di nome Caricle, che non aveva in cura regolarmente il principe, piuttosto gli dava consigli in generale. Questi, fingendo di congedarsi per occuparsi dei propri impegni, presagli la mano come per salutarlo, gli sentì il battito del polso. Ma non lo ingannò: Tiberio infatti, forse indispettito e quindi a maggior ragione trattenendo l’irritazione, ordinò che si riprendesse il banchetto e si fermò a tavola più a lungo del solito, quasi volesse usare riguardo all’amico che se ne stava andando. Ma Caricle assicurò a Macrone che si stava spegnendo e che non avrebbe resistito più di due giorni. Quindi si affrettarono tutti i preparativi con consulti tra i presenti e con messaggi ai governatori delle province e agli eserciti dislocati. Il 16 marzo smise di respirare e si credette che fosse morto; Gaio Cesare stava già uscendo dal palazzo per andare a insediarsi al potere, tra una folla che si congratulava con lui; quando all’improvviso si seppe che a Tiberio erano tornate la parola e la vista, e si chiedeva che qualcuno gli portasse del cibo perché si riprendesse dalla crisi. Si diffuse il panico tra tutti; e mentre gli altri si dispersero, e ognuno si fingeva triste e ignaro, Cesare (Caligola), immobile in silenzio, fu precipitato dal colmo della speranza ad aspettare l’estremo castigo. Macrone, tranquillo, ordinò allora che si soffocasse il vecchio sotto uno spesso strato di coperte e che ci si allontanasse dalla camera. Tiberio finì così la sua vita, a 78 anni». 

Quest'anno - per la prima volta - la versione era accompagnata da una breve introduzione che spiegava il contesto: "Un famoso medico, tastando il polso dell'imperatore Tiberio, ne pronostica la fine imminente: dopo pochi giorni l'imperatore viene creduto morto. Mentre Caligola inizia a gustare le primizie del potere, improvvisamente Tiberio si riprende...". 

Un contesto che ci riporta al Caligola” di Franco Forte, che tra l’altro descrive l’episodio riportato nelle ultime righe della versione. Pubblichiamo oggi il nostro commento a questo romanzo, interagendo direttamente con l’autore. 

Bruno Elpis 

http://www.i-libri.com/fatti-e-libri/esame-di-maturita-2015-tiberio-di-tacito-e-caligola-di-franco-forte/