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Le recensioni di Bruno Elpis

A ovest di Roma di John Fante (qlibri)

Era un akita puro

Henry Molise ha origini italiane (“Mia madre si chiamava Maria Martini e mio padre Nicola Molise”) e proprio lì – A ovest di Roma - vuole tornare, frustrato dagli insuccessi familiari  (“Il più grande rifiuta la razza bianca e sposerà una negra. Il secondo, disoccupato, cerca di diventare un attore. Il terzo ancora troppo giovane per aggiungersi alla disintegrazione della famiglia. Figlia innamorata di un perdigiorno da spiaggia”) e professionali  (“Non vedevo Joe Crispi da sette anni, da quando c’incontravamo all’ufficio di Stato di Santa Monica per ritirare i nostri assegni di disoccupazione… Il duodeno stava zampillando acido… Le mie interiora si annodarono come del filo da pesca…”).

Ma un grosso cane  (“Il funzionario che lo registrò scrisse che era un akita puro”), che forse non riuscirà a rimpiazzare il precedente (“Il mio defunto, bellissimo Rocco”), comparso di punto in bianco nel ranch in una notte di pioggia, riesce a incarnare il desiderio di riscossa di Henry, seppur in modo comico e sconclusionato (“Non è un lottatore, papà. È uno stupratore”).

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L’istante presente di Guillaume Musso (qlibri)

coverPostquam XXIV venti flaverint, nihil iam erit 

L’istante presente di Guillaume Musso si snoda dalle paure dell’infanzia (“La storia della nostra vita è la storia delle nostre paure”, Pablo De Santis) attraverso eventi pazzeschi che sfidano le leggi del tempo (“Ma io ero dentro la realtà o dentro la quarta dimensione?”) sino a un epilogo sorprendente, nel quale ogni stranezza trova una collocazione razionale. 

Arthur riceve in eredità un faro sul quale aleggia la maledizione che si è già abbattuta sul nonno Sullivan (“Due uomini risucchiati dentro le viscere del faro, colpiti… dalla maledizione che incombeva sul luogo”). La curiosità porta Arthur a trasgredire la regola che già Barbablu diede alla moglie: non aprire quella porta! La disubbidienza porta con sé un vortice di conseguenze incredibili e la realizzazione della maledizione: vivere 24 anni in soli 24 giorni, con continue scomparse e ricomparse nella vita reale (“Ero scomparso nella mia vita per più di un anno!”). 

In questo romanzo ho ritrovato il Musso degli inizi: uno scrittore che combina i segreti del fluire del tempo con vicende esistenziali in sovrimpressione su tonalità romance e mistery. 

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Cercami di André Aciman (qlibri)

Cercami col tuo nome 

Mentre Samuel – padre di Elio -  vive una storia d’amore con la giovane Miranda - potrebbe esser sua figlia - incontrata casualmente in treno (parte prima, Tempo), per una sorta di curiosa simmetria Elio si lascia conquistare dal non più giovane Michel (parte seconda, Cadenza). 

Il destino agisce in avanti, all’indietro e in diagonale, e non gliene importa niente del fatto che noi analizziamo il suo operato applicando il nostro senso misero e inaffidabile del prima o del dopo”. 

In un novembre nebbioso (“L’effetto Brassaï”) tra Parigi e la campagna (“È davvero la campagna di Corot, dolente come da copione”), nella storia tra Elio e Michel s’incunea un misterioso spartito (“Dallo a una persona che sappia esattamente cosa farsene”), che Michel ha ricevuto dal padre (“Conoscevo solo mio padre l’avvocato, ma non ho mai visto né incontrato né vissuto con mio padre il pianista”) nel gioco delle ricorrenze (“Mio padre, tuo padre, il pianoforte, sempre il pianoforte”) e nella parte forse più avvincente del romanzo (“Mi domandavo perché i pentagrammi fossero stati tracciati con una mano così tremante”). Decifrare la storia dello spartito (“Una cadenza… È un breve momento durante un concerto per pianoforte, uno o due minuti al massimo, in cui il solista improvvisa su un tema già esplorato nello stesso concerto”), nel quale è stata infilata la Sonata Waldstein, equivale a disvelare il passato, ravvisarlo nel presente (“Io non ci sono più, però tu cercami, ti prego, suona per me”), proiettarlo nel destino (“Quando giunge la nostra ora… siamo circondati da progetti appena abbozzati e questioni irrisolte e lasciate in sospeso”). 

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Nella notte di Concita De Gregorio (qlibri)

Il titolo molto pertinente. Nella notte (cit.) 

Nella notte immaginata da Concita De Gregorio si verifica un imprevisto politico: colui che avrebbe dovuto essere nominato presidente non viene eletto. 

Approfondisce il misterioso fatto nella sua tesi di laurea la brillante Nora, una ragazza intelligente e critica. Alcuni conti non tornano, tanto più quando la giovane promessa del giornalismo viene arruolata in un centro di ricerca dal professore che è stato il suo relatore. Qui Nora si addentra negli intrallazzi e nei loschi meccanismi della politica… 

Non è spy-story, non è un saggio, la critica ai (rag)giri torbidi della politica non mi è parsa particolarmente innovativa… 

Giudizio finale - citazione: «la notte in cui – come si suol dire -tutte le vacche sono nere» (Hegel, Fenomenologia dello spirito). 

https://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-italiana/discussions/review/id:66789/