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Le recensioni di Bruno Elpis

“Qualcosa di scritto” di Emanuele Trevi, opera finalista al Premio Strega 2012 (I-libri)

pasoliniHo letto “Qualcosa di scritto” di Emanuele Trevi, l’opera che per un paio di voti non si è aggiudicata il Premio Strega 2012, pensando che un riconoscimento formale a quest’opera avrebbe avuto un valore fortemente simbolico alla memoria di un grande artista del nostro ‘900. Perché “Qualcosa di scritto” contribuisce a mantenere vivi – a distanza di oltre trent’anni dalla tragica notte dell’1 novembre 1975 - immagine e pensiero di Pier Paolo Pasolini.
Quella di Emanuele Trevi è una testimonianza indiretta, mediata com’è dall’ingombrante presenza di Laura Betti, e risale alla sua esperienza di ricercatore presso il fondo P.P.P. Tenterò allora di delineare la fisionomia del grande regista e scrittore così come io l’ho immaginata leggendo queste pagine e lo farò unicamente utilizzando attributi presenti nel saggio e citazioni testuali. E inserirò – di mia iniziativa – qualche verso, per ricordare che P.P.P. è stato anche straordinario poeta.
MODERNO: “L’essere moderno era il suo brodo primordiale, la condizione di partenza, un riflesso condizionato."
UNICO: “… Non assomiglia a nessun altro. Nemmeno la Storia, questa infallibile piallatrice, ha smussato l’anomalia in cui consiste.” ...

http://www.i-libri.com/qualcosa-di-scritto-di-emanuela-trevi.html

Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach (Malgradopoi)

Mi ha molto colpito la notizia dell’incidente a Richard Bach, l’autore di un libro cult degli anni settanta: “Il gabbiano Jonathan Livingstone”.
Ho letto il ‘racconto lungo’ “Jonathan Livingston Seagull” proprio in quegli anni, in pieno clima post sessantottino, in un’atmosfera culturale carica delle suggestioni di un decennio magico, unico per creatività e originalità (da allora, i decenni si sono caratterizzati per essere “neo-qualcosa”, reviviscenze di mode precedenti, nostalgie o echi culturali).
Allora, in quegli anni e anche in successive letture, come quella “new age”, la fiaba di Jonathan è sempre stata considerata una metafora: le vicende del gabbiano rappresentavano la tensione alla perfezione (“Puoi arrivare da qualsiasi parte, nello spazio e nel tempo, dovunque tu desideri”),

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Grandi ustionati di Paolo Nori (i-libri)

Vi aspettate un’opera drammatica sulla dolorosa esperienza dei grandi ustionati?grandi ustionati
Credete di leggere il tortuoso percorso di guarigione di chi ha rischiato di morire arso vivo durante un incidente d’auto?
Pensate di affrontare la cronaca di giornate trascorse nel reparto asettico di un ospedale?

“Grandi ustionati” di Paolo Nori – che comunque trae spunto dall’esperienza ospedaliera e di dolore occorsa a un grande ustionato - non è niente di tutto questo. Per una serie di motivi.
Primo fra tutti lo stile di questo scrittore originale e contagioso. “Perché il cervello, non è che te puoi indirizzarlo ove vuoi te, il cervello, che te gli dici Pensa delle cose belle, al cervello, e lui il cervello comincia a pensare a delle cose che ti fanno star bene no, non funziona così. Era bello, se funzionava così, era comodo.”
Una sorta di pittura naif realizzata con pensieri e parole. Con candore e anacoluti. A volte ai limiti del nonsense. ...

http://www.i-libri.com/grandi-ustionati-di-paolo-nori.html

Diecipercento e la Gran Signora dei tonti di Antonella Di Martino (i-libri)

diecipercentoTalvolta, quando leggo un romanzo, si attivano in me alcuni processi. E questo è puntualmente capitato anche con la lettura di “Diecipercento …”, il primo romanzo pubblicato con Autodafé da Antonella Di Martino, filosofa e già scrittrice di narrativa per bambini e ragazzi.

Primo processo: è di carattere mentale. Ruota intorno a un’idea che la lettura del romanzo m’ispira. Sarà un caso, ma la lettura di “Diecipercento …” mi ha ricordato uno dei primi pensatori che si studiano nella storia della filosofia. Tal Senofane di Colofone, celebre per la sua critica all’antropomorfismo religioso: “ … ma se buoi, cavalli e leoni avessero le mani e sapessero disegnare ... i cavalli disegnerebbero gli dei simili a cavalli e i buoi gli dei simili a buoi ...". Dunque, leggendo la storia di questo politico, soprannominato “Diecipercento” (“Dieci” per gli amici) per la sua abitudine di incassare percentuali sugli affari economici e politici, che viene ucciso mentre era a caccia con il suo cane e che aleggia – come fantasma – sulle pagine del romanzo in attesa di scoprire, con l’ausilio della nipote, il mistero nascosto dietro alla sua morte, mi sono ritrovato a decriptare l’espediente narrativo utilizzato dall’autrice: la modalità “antropomorfica” di concepire il passaggio dalla vita alla morte.
Il fantasma ragiona da uomo: “Capì di esser l’ultimo fantasma che gli era rimasto.”
E’ dotato della sensibilità di un vivente ...

http://www.i-libri.com/diecipercento-e-la-gran-signora-dei-tonti-di-antonella-di-martino.html