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Le recensioni di Bruno Elpis

L’ultima patria di Matteo Righetto (qlibri)

coverNon mi piacciono le frontiere 

L’ultima patria di Matteo Righetto è il Nord Est montano che - corre l’anno 1898 - si sta spopolando per il flusso migratorio inarrestabile di gente in cerca di fortuna nelle Americhe (“Lo sai che non mi piacciono le frontiere. Mi piacciono gli orizzonti”). 

Jole, Antonia e Sergio De Boer vivono con i genitori in un alpeggio (“E dove sarebbe questo posto chiamato Nevada?... Tra la val Brenta e l’altopiano di Asiago”) tra “luoghi di contrabbando e contrabbandieri”. 

Antonia decide di seguire la propria vocazione religiosa, mentre Jole sta ancora cercando di assegnare un futuro al suo temperamento volitivo e tenace. Ma su di lei si abbatte la tragedia familiare della perdita dei genitori, che vengono massacrati durante la temporanea assenza dei figli (“Aveva disobbedito a suo padre e ora si ritrovava così…”). 

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L’ultima discesa di Eric Lemarque con Davin Seay (qlibri)

coverEro dipendente dalla neve polverosa 

L’ultima discesa di Eric Lemarque è disegnata nella copertina di questo libro (“Quella montagna della Sierra Nevada… 3.400 metri… Conoscevo il Mammoth come il palmo delle mie mani”) che narra la storia di una doppia dipendenza.
Dalla droga: “La mia dipendenza dalla polvere… la mia polvere era metanfetamina, lo speed, una delle droghe più pericolose e devastanti”.Dalla neve: “Io ero dipendente dalla neve polverosa.. I suoi cristalli sono minuscoli, asciutti e più leggeri dell’aria”. 

La prima dipendenza è di gran lunga la più pericolosa (“Ero diventato una marionetta nelle mani della mia dipendenza”) e distruttiva (“Ed ero sempre più solo, perché avevo completamente dimenticato come ci si relaziona con le persone”). 

La seconda dipendenza, più naturale, porta il protagonista verso gli sport invernali: lo snowboard (“Quando succede e non opponi resistenza, è facile mollare il timone e farti trasportare. Allora diventi parte della natura che ti circonda e la natura diventa parte di te”), l’hockey. 

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Questa sera è già domani di Lia Levi (i-libri)

coverQuesta sera è già domanidi Lia Levi narra le vicende di una famiglia ebrea in un arco temporale dal 1932 sino all’epilogo della seconda guerra mondiale.
La visuale sul drammatico periodo storico, che registra l’escalation dell’antisemtismo dall’approvazione delle leggi razziali sino alle deportazioni, è quella di Alessandro, enfant prodige (“Sono stato ammesso al ginnasio… Quanti anni hai?... Nove”) figlio di Emilia Rimon nata Dello Strologo e Marc Rimon e nipote prediletto di Wanda e Osvaldo. 

Sballottato anzitempo nelle scuole (Alessandro, come “Romano, il figlio più piccolo del capo del governo… Nel 1932, alla soglia dei cinque anni, era già pienamente padrone della scrittura e della lettura e il ministero fu lieto di autorizzare il suo ingresso in prima elementare con un anno d’anticipo”) per assecondare le ambizioni di una madre ottusa (“Io non me ne vado. Non lascerò mai l’Italia per un chissà dove”) e anaffettiva, Alessandro custodisce un cimelio di famiglia (“Quella stella a sei punte il re David se l’era messa sul suo scudo, ed era… diventata il simbolo dell’ebraismo”), ammira l’originalità attempata del nonno Luigi (“Possibile che amasse più i generi che le figlie?... Cercava solo di tenersi il più lontano possibile dai loro caratteri irsuti, dalla loro fuga dalla gioia”), soffre per le disavventure del padre, interiorizza la sofferenza della sua condizione originaria e teme per il proprio destino, venendo a conoscenza degli orrori viennesi delle persecuzioni razziali attraverso il racconto di un’amica incontrata in un raduno di esuli. 

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Uomini di Elda Lanza (qlibri)

coverIn inglese si chiama sexual addiction 

Gli Uomini di Elda Lanza sono Virgilio, il primo fidanzato, l’artista Gérard, il marito Alessandro, e altri ancora. 

Di loro, l’autrice ha un’esperienza complessivamente negativa. 

A partire da un’esperienza infelice con il padre, i tradimenti del marito (“In inglese si chiama sexual addiction. L’individuo ha bisogno di aumentare i comportamenti sessuali o la loro intensità per mantenere l’effetto in modo ossessivo…”) inducono Elda a maturare un senso di sfiducia che culmina in un doloroso episodio di violenza subita (“Senza riuscire a cancellarlo dalla mia testa e dal mio corpo, sarà il mio segreto per sempre. Il mio modo di odiare per sempre gli uomini”). 

Giudizio finale: elencativo, misandrico, contrappositivo. 

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