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Le recensioni di Bruno Elpis

Il colibrì di Sandro Veronesi (qlibri)

Le cose sono innocenti, Giacomo 

Il colibrì è il nomignolo che Sandro Veronesi escogita per il protagonista Marco Carrera, tanto per le sue caratteristiche fisiche di ragazzo (“Lei è stato molto più basso dei suoi coetanei al punto che sa madre lo aveva soprannominato il colibrì?”), quanto per l’energia che Marco spende a mantenersi fermo di fronte alle disgrazie della vita (“Perché proprio io, rinunciare a tutti questi soldi? Perché proprio io, scampare a un disastro aereo? Perché proprio io, perdere una sorella in quel modo? Perché proprio a me un divorzio così terribile? Perché proprio io, porre materialmente fine alla vita di mio padre? Perché proprio io, seppellire una figlia di ventidue anni?”). 

Con teorie del tutto personali (“Era un equilibrio – l’unico possibile. La teoria dell’occhio del ciclone”), nell’idiosincrasia per la psicanalisi e in un substrato d’infelicità che promana dai genitori  (“L’infelicità loro due l’avevano sempre prodotta, autonomamente, come certi organismi fanno con il colesterolo”), Il colibrì inventaria i reperti familiari (“Si tratta di tutto ciò che resta di una vita e di una famiglia che non ci sono più… Le cose sono innocenti, Giacomo”), ripercorre la collezione delle pubblicazioni Urania del padre, ne conserva  i  voluminosi plastici e assicura i ricordi della madre, affronta l’insolito disturbo psicologico della figlia, che pensa di avere un filo sulla schiena (secondo Il colibrì è semplice suggestione della scherma, per lo psicanalista è carenza nel legame con il padre), resiste alla tendenza ludopatica, pratica l’eutanasia al padre, si occupa di una nipotina orfana dagli occhi alogeni… e molto altro! 

Spontaneamente – forse in modalità apotropaica - mi sono affezionato a questo protagonista sfortunato, così casto nell’infedeltà alla moglie e così perseguitato dalla vita: la sua filosofia è affascinante e merita affetto sincero.

La narrazione – mai pietistica e sottilmente ironica - è coinvolgente: patisce soltanto il voluto disordine cronologico con il quale gli eventi sono raccontati, rallenta nell’epistolario tra colibrì e amante, ha uno sbalzo vaneggiante nel futuro disegnato per la nipotina. 

Giudizio finale – citazioni da Woody Allen:

1) Lo psichiatra è un tizio che vi fa un sacco di domande costose che vostra moglie vi fa gratis.

2) Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è una delle migliori. 

Bruno Elpis 

https://www.qlibri.it/recensioni/romanzi-narrativa-italiana/discussions/review/id:67133/