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Il mistero dei massi avelli, un romanzo di Bruno Elpis

Intervista e commento di Amarilli73 ne "I miei sogni tra le pagine"

www.sognipensieriparole.com

Il pensiero di Amarilli73

Amarilli73Una nuova indagine per il commissario Giordàn, il poliziotto di provincia, dalla vita solitaria e riservata, creato dalla penna di Bruno Elpis e già protagonista del romanzo “Il Carnevale dei delitti” (Ciesse Edizioni). Anche se non sono una grande lettrice di gialli (come ben sa chi segue questo Blog), ho comunque un debole per le storie a incastro, dove i destini di persone apparentemente sconosciute tra loro risultano in realtà intrecciate e accomunate da elementi che si possono cogliere solo dopo un’accurata indagine. Anche qui all’inizio c’è un delitto, come un buon thriller che si rispetti, ma è un delitto che scaturisce dalla scoperta di un altro delitto sepolto nel passato: Elpis sceglie di rivelarci gli eventi e gli indizi gradualmente, scartando l’idea di un investigatore onnisciente e troppo astuto, e preferendo invece un uomo tutto sommato normale, che può contare però sulla pazienza di mettersi in attesa e di raccogliere gli spunti che gli vengono da ogni aspetto della sua ricerca (che si tratti di un’impressione istintiva o anche dell’illuminazione provocata dalle traduzioni dal latino e dal greco della nipote liceale).

Nelle sue investigazioni il commissario è coadiuvato da un vero pool di donne sveglie e affettuose (punto a favore: non c’è lo stereotipo dell’eroe venerato e il gruppo femminile - la dottoressa Cornelia, la nipote Gabriella, l’assistente Betty - si distingue per simpatia) e ha comunque la convinzione che l’origine del peccato dei suoi personaggi “negativi” sia da individuare, in realtà, in traumi della prima infanzia (non a caso, nelle note si citano Freud e i suoi casi clinici). 

Secondo punto a favore, a mio parere, è l’ambientazione del lago di Como. Anche se da tempo ci siamo abituati a una visione un po’ mondana di quello scenario, per via dei divi di Hollywood che vi hanno preso casa, Elpis se ne riappropria, restituendoci un lago “intimo” con un retroterra montano, un po’ cupo, innevato, quasi una sorta di presepe da cartolina nostrano. E ulteriore aspetto positivo è poi il collegare i misteri della trama all’ulteriore “giallo”storico-archeologico dei massi avelli, antiche pietre tombali che si trovano in quelle zone, e che gli esperti non sono mai riusciti a datare e a destinare con esattezza a una popolazione specifica (Goti, Franchi o Longobardi, chissà).

Lo stile, infine: secco ma piacevole, fatto di piccole frasi e di aggettivi indovinati. All’autore basta poco per delineare un personaggio o per creare un’atmosfera: “Di fondo il lago intonava la sua litania, fatta di onde e burrasca sotto la pioggia battente.”

E ancora: “I riflessi della neve, in giardino, sfolgoravano sullo sfondo di un lago che aveva assunto una colorazione sinistra, in mezzo all’esplosione del bianco.Luci di case, insegne e lampioni si accendevano sulle sponde, una a una. Lumini puntiformi di una decorazione natalizia macroscopica che avvolgeva paesaggi e centri abitati.”

lago di Como

Anche quando è il momento di addentrarsi nei sentimenti, a mio parere si avverte che lo scrittore è un uomo, perché e tenero e allo stesso tempo pudico nel rivelarli e nel descriverli. E’ un fatto a cui ci si deve rassegnare: le donne – anche quando scrivono –finiscono per raccontare e raccontare, forse troppo. I maschi sono agitati da grandi passioni, dentro, ma sono parchi nel manifestarle, quasi sibillini (ed è per questo che – spesso, a torto o a ragione - si attirano gli strali delle loro compagne).

E infatti, pure di fronte alla degenerazione di un legame amoroso,Elpisriesce a tratteggiarlo in modo conciso e tuttavia con un’eleganza che lascia stupiti:

E ogni volta Silvestro era disposto a crederle.
In quella triste fase della loro storia, lui perdonava sempre la moglie: la scheggia impazzita che aveva il potere di devastarlo.La guardava negli occhi scuri e intravedeva l’amabilità ambigua dei primi tempi del loro amore. Una reliquia spodestata dalla durezza e dal rancore che lo spiazzava, quando scoppiava l’uragano delle sfuriate di lei.
Perché Eva era un’abile prestigiatrice e sapeva giocare in modo folle con chi l’amava.”

Un giallo breve ma particolare, che mi ha lasciato soddisfatta e che al contempo mi ha insegnato e/o fatto ricordare parecchie nozioni storiche, grazie alle tante citazioni disseminate qua e là (non come mero sfoggio di erudizione, ma come elementi propri della cultura di Giordàn/Elpis che contribuiscono a renderlo l’uomo/scrittore che è).

Consigliato a tutti.

Rating: 4 stelle – Genere: Romanzo giallo –poliziesco

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avatarApprofitto dell’occasione, per fare quattro chiacchiere con l’autore e per farvelo conoscere.
Ciao Bruno, e benvenuto nel nostro piccolo salottino del Blog!

Grazie per l’accoglienza che mi avete riservato e per il commento che avete espresso. Sono felice di accomodarmi nel vostro blog, che talvolta frequento da lettore per spigolare tra gli articoli che pubblicate.

Prima di tutto, confesso che questa è stata la prima avventura da me letta con protagonista il “tuo” commissario, per cui posso levarmi qualche curiosità. Cosa c’è di te in Giordàn o a chi ti sei ispirato, magari anche nella letteratura poliziesca in genere?

E se ti dicessi che alcuni miei modi di essere sono sparpagliati un po’ in tutti i personaggi? Ma è fin troppo ovvio, scrivere significa manifestare quello che “sentiamo”. In Giordàn credo di aver trasfuso il mio spirito riflessivo, il mio desiderio di razionalizzare gli aspetti più magmatici e sfuggenti della vita, e forse anche un po’ del mio senso estetico (inteso come desiderio personale o aspirazione!) che – come tu hai detto molto bene nel commento – mi porta a sorvolare sugli aspetti scabrosi, violenti o brutali… impresa non facile nel genere al quale appartengono i miei due romanzi pubblicati. Ma sono fermamente convinto che spesso alludere o essere impliciti sia “più bello”.

Mi è parso di capire – ma se mi sono sbagliata, correggimi pure - che tu creda molto nei traumi infantili come origine di comportamenti deviati o di errori/malefatte che commettiamo nell’età adulta. Ma questo cercare sempre un’attenuante in qualcosa che abbiamo comunque subito/commesso quando non eravamo pienamente in grado di comprendere la differenza tra il bene e il male non risulta alla fine un alibi per sfuggire alle proprie responsabilità?

In fondo io ammettoil dualismo Eros-Thanatos, ma mi piace attribuire il predominio della seconda pulsione – quella distruttiva – alle cause ambientali, educative, sociali e psicologiche più che alla malvagità intrinseca dell’essere umano. Più che una certezza, è  una speranza. Credere in questo significa anche credere nella possibilità di opporsi al male. E di agire per contrastare una tendenza che la storia dell’uomo e la cronaca dimostrano essere una costante che puntualmente affiora…

Sempre nel romanzo gioca un ruolo di rilievo il mondo dello spiritismo, grazie alle sedute e alle visioni della medium Myriam. Perché questa scelta? Anche tu ne subisci il fascino?

Io non credo né allo spiritismo, né alle pratiche superstiziose, che spesso sono state origine di vistosi inganni e truffe ai danni dei più deboli. Però ritengo importanti l’intuizione, la forza del pensiero, il valore delle idee. Vero è che molto spesso, nella vita di ogni giorno,abbiamo bisogno di compiere atti di fede. Spesso poi accadono fenomeni inspiegabili… probabilmente ciò è imputabile alla limitatezza delle conoscenze umane. L’ambiente occulto, nel quale Myriam agisce,ha un valore meramente evocativo, di suggestione. Per esemplificare, vorrei ricordare il simbolismo del serpente nelle culture antiche e nella teoria di Jung…

Ho parecchio apprezzato le tue citazioni “dotte”, anche perché sono fermamente convinta che la cultura non sia un tesoro da riservare solo a se stessi ma da condividere con gli altri. (In effetti credo che oggigiorno molti finiscano per tacciare come “snob” chi cita un fatto storico o una frase significativa solo per tentare di mascherare la propria “povertà” culturale). Hai voglia di raccontarci qualcosa della tua formazione e delle tue passioni?

Citazioni, rimandi e richiami sono probabilmente la ricaduta del mio essere – prima che scribacchino – accanito lettore: spesso m’innamoro dei libri che leggo e scovo aforismi tanto belli e rappresentativi che, citarli, diviene quasi una necessità. Ho una formazione classica, anche se mi sono laureato in economia e quindi svolgo una professione tecnica. Nonostante o forse proprio a causa del mio lavoro, subisco e cerco d’interpretare la cultura umanistica, che esercita su di me un fascino potentissimo. Ciò detto, mi spiacerebbe davvero apparire “erudito” o “snob”, non sono né l’uno né l’altro. La penso proprio come te: la cultura, ammesso che io ne abbia una minima porzione, non deve mai essere autoriferita, farne sfoggio significa vanificarla. E probabilmente significa anche far fuggire gli altri a gambe levate!

A proposito di cultura, ringrazio l’amico prof. Angelo Favaro per la prefazione che ha scritto al romanzo! Chi desidera, la può leggere integralmente nell’anteprima disponibile nel sito della mia Casa Editrice, a questo link: http://www.ciessedizioni.it/il-mistero-dei-massi-avelli/

Infine, l’ultima domanda d’obbligo. A cosa stai lavorando adesso? E continuerai con le avventure del commissario?

Ho parlato di una trilogia perché ho scritto tre romanzi. Inutile dire, però, che scrivere è un’attività in continua evoluzione. Oggi inorridisco se rileggo alcuni miei manoscritti del passato, nei quali non mi ritrovo più. Ma questo penso sia naturale… Dunque per il terzo romanzo in programma, sto pensando di distruggere quello che ho già scritto: dalle ceneri di questa demolizione potrebbe davvero nascere un terzo episodio. Poi cambierò genere…

http://www.sognipensieriparole.com/2013/12/il-mistero-dei-massi-avelli-di-bruno.html