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Due bottiglie nere

coverTwo black bottles” è la revisione operata a un racconto di Wilfred Blanch Talman, giornalista conosciuto da Lovecraft a New York.
Il racconto indulge all’occultismo e ha per protagonista un aspirante erede.
Il nipote del vecchio pastore Vanderhoof si reca infatti nel tetro villaggio di Daalbergen per impossessarsi del patrimonio dello zio. L’avente diritto ha però molte incertezze, e una sola sicurezza: “Il fatto è che non sono sicuro che mio zio sia morto, mentre sono certo che non dimori più su questa terra”.
La chiave per risolvere il mistero dell’inquietudine dello scomparso (e ritornante) pastore sembra possederla il sagrestano Abel Foster. Uno strano personaggio, sinistro quanto basta e, per di più, iettatore: “Non molto tempo dopo che Foster era diventato, a suo modo, un’istituzione nel villaggio, erano cominciate le calamità”.

Il racconto è ispirato dalla negromanzia e si svolge tra fenomeni misteriosi: terra smossa sulla tomba del pastore, un’anima dannata che si aggira a cercar quiete … Sono tutti presagi che fanno vivere al nipote un’esperienza spaventosa, di contatto con una realtà che continua a permeare l’al-di-qua.
E le bottiglie nere? Sono simboli, strumenti di magia o hanno una funzione reale? Verrebbe da dire “la terza!” se, come sembra, sono la tomba di anime fluide, sempre pronte a movimentare le notti dei malcapitati …

Bruno Elpis

http://lettoriautori.altervista.org/lc16.htm