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La sepoltura prematura di Edgar Allan Poe (Malgradopoi)

Le Fontanelle

Chi non ha mai avuto l’incubo di svegliasi ancora vivo nella tomba, alzi la mano!
Proprio di questo orrore si occupa uno dei racconti ricompresi ne “I racconti del terrore” di Edgar Alla Poe, edito tra i super-economici (€ 0,99!) di Newton Compton. Stiamo parlando de “La sepoltura prematura”, un racconto che nella parte introduttiva ha il sapore della cronaca, perché contiene una rassegna di risvegli rispettivamente avvenuti:
- in una cripta (e, non so perché, questo mi sembra il meno terrificante. Forse perché la cripta è un po’ meno angusta del loculo e meno opprimente dell’inumazione!);
- in una tomba comune (con tanto di salvataggio in extremis da parte dell’innamorato);
- nella terra grazie alla più classica e soffocante delle sepolture;
- addirittura nella sala delle dissezioni mentre sono in corso esperimenti con la “batteria galvanica”!

 

Le Fontanelle

Interessante la visione di Poe della città di Londra, tutt’altro che turistica o affaristica: “Si accordarono facilmente con una delle numerose organizzazioni di trafugatori di cadaveri di cui Londra abbonda, e la terza notte dopo il funerale il supposto cadavere venne dissotterrato da una tomba profonda due metri e mezzo e depositato nella sala operatoria di una clinica privata”.
Nel dare sfoggio di questi aneddoti, Poe mantiene sempre la sua coerenza, cercando di motivare razionalmente la genesi di fenomeni tanto incredibili: “Sappiamo che esistono malattie in cui sopravviene la cessazione totale di ogni apparente funzione vitale, in cui tuttavia queste cessazioni sono mere sospensioni, per usare un termine appropriato”. Fenomeni che, sempre nella visione non certo ottimistica di Poe, sarebbero tutt’altro che infrequenti: “In realtà è raro che si violi in qualche misura per un qualsiasi scopo un cimitero, senza trovare gli scheletri in posizioni che diano adito ai più terribili sospetti”.
Che sia incubo o realtà, certo è che la rappresentazione della sepoltura prematura è da brividi: “L’oppressione insopportabile dei polmoni … le esalazioni soffocanti della terra umida … le vesti mortuarie strettamente aderenti … il rigido abbraccio dello spazio angusto … l’oscurità della Notte assoluta … il silenzio che sovrasta come un mare … la presenza invisibile ma palpabile del Verme Vincitore …”

Per trovare un po’ di sollievo, possiamo tentare di razionalizzare questa paura ancestrale radicata nell’uomo ricorrendo a Freud. Secondo il padre della psicanalisi questa paura risale alla fase prenatale della vita. Le fantasie inconsce del feto "...racchiudono sia la spiegazione della strana angoscia che molti uomini hanno di venir sepolti vivi, sia anche la più profonda motivazione inconscia della credenza nella sopravvivenza dopo la morte, che rappresenta soltanto la proiezione nel futuro di questa misteriosa vita prima della nascita. L'atto della nascita è del resto la prima esperienza angosciosa e perciò fonte e modello del sentimento d'angoscia."
Sia o non sia questa la matrice della nostra angoscia, certo è che il racconto di Poe non si limita a riportare la macabra casistica dei risvegli nella tomba. Perché, come spesso avviene nei suoi racconti, dopo una fase introduttiva si passa alla storia vera e propria. Che, nella fattispecie, è quella di un narratore che soffre di una strana forma di catalessi: “una specie di letargo eccessivo” che forse ricorda le terribili “paralisi ipnagogiche” delle quali io stesso soffro (da Wikipedia: “La paralisi nel sonno, detta anche paralisi ipnagogica, è un disturbo del sonno in cui nel momento prima di addormentarsi o, più comunemente, al risveglio ci si trova impossibilitati a muoversi. Questo disturbo dura molto poco - al massimo due minuti dal risveglio o pochi secondi prima di addormentarsi - talvolta di più, ma mai per un tempo oggettivamente lungo. Durante la paralisi tutti i muscoli del corpo sono paralizzati, e nonostante la persona in cui il disturbo si manifesta sia del tutto cosciente, riesce a compiere pochissimi movimenti, in certi casi solo il movimento degli occhi, della lingua o alcuni lievissimi movimenti degli arti; comunque durante le paralisi non si verificano problemi  respiratori.”)

Le Fontanelle

Con la trattazione sinora svolta, non sarà difficile immaginare cosa possa capitare a un individuo che così descrive il suo problema: “A volte, senza causa apparente, sprofondavo a poco a poco in uno stato di semisincope o semisvenimento; e restavo in questo stato, senza dolore, senza riuscire a muovermi o … a pensare, ma conservando una velata consapevolezza letargica della vita e della presenza di chi stava intorno al mio letto …”
Più difficile sarà invece prefigurarsi l’epilogo, che è piuttosto sorprendente.

Un’ultima annotazione sulle foto di Ilaria Spes che accompagnano questo articolo: ritraggono particolari del cimitero “Le Fontanelle” di Napoli, che accoglie una quantità enorme di resti delle vittime dell'epidemia di peste del 1656 e di colera del 1836. Del cimitero Roger Peyerfitte disse: « Restai colpito dallo spettacolo che si offriva ai miei occhi. [...] In due larghe gallerie, alte una dozzina e lunghe un centinaio di metri, vi erano allineati migliaia e migliaia di crani e di ossa, illuminati da migliaia di candele. Le ossa sono tutte ben ordinate per tipo e ammassate in precise forme geometriche tranne alcuni crani che sono racchiusi in bacheche di legno o di marmo. »

Le Fontanelle

E dopo tutte queste amabili riflessioni, penso non sembrerà strano se, attratto dalla purezza del fuoco, propende per la cremazione …

… Bruno Elpis

 http://www.malgradopoi.it/recensioni/la-sepoltura-prematura-di-edgar-allan-poe